1. Dott.Piero Volpi: Troppi infortuni nel calcio?

    12 novembre 2010 by Emiliano Adinolfi

    Sono gli infortuni l’argomento del CASO della settimana. Con quelli di Samuel e Sneijder l’Inter ha raggiunto livelli record, così come la Juventus, che anche in questa stagione, dopo aver battuto tutti i primati nel 2009-10, è alle prese con una mole impressionante di problemi fisici. Ma anche altri club non scherzano, come la Fiorentina ad esempio, tanto che il problema può essere ritenuto tale per tutto il massimo campionato. Oltre agli infortuni di tipo classico, poi, la settimana è stata contrassegnata anche da due notizie che hanno avuto per oggetto due malanni piuttosto inconsueti per il calcio, e che per questo hanno destato scalpore, in Italia e all’estero: l’anemia di Sneijder e la malaria di Drogba.

    Del problema infortuni nel calcio italiano e dei casi Sneijder e Drogba ha parlato il Dottor Piero Volpi, medico responsabile dell’Inter dal 1995 al 2000 e Specialista in Ortopedia e Traumatologia e in Medicina dello Sport.

    Dottor Volpi, come spiega il gran numero di infortuni che sta colpendo le squadre di Serie A, Inter e Juventus in particolare?
    “Non è una novità di quest’anno, è un trend che va avanti da alcuni anni. Già negli scorsi, e in particolare in alcuni periodi, e uno è questo (ottobre-novembre), nel quale si condensano impegni di campionato, coppe e nazionali, aumenta il numero degli infortuni, aumentando la densità delle partite. La novità di quest’anno è costituita dal fatto che anche squadra che non partecipano alle coppe, come ad esempio Genoa, Bari e Fiorentina, hanno ugualmente un numero di infortunati elevato. Questo fa pensare che la causa non sia solo il numero delle partite, ma anche qualcos’altro. E quindi le cause dell’alto numero di infortuni vanno ricercate anche nella fisicità dei giocatori di oggi, che sono mediamente più forti fisicamente e con masse muscolari più grandi rispetto ai calciatori di venti o trenta anni fa, e vanno ricercate nell’intensità del gioco di oggi, anche negli allenamenti. Ci si fa male infatti anche durante gli allenamenti, e non solo in partita, in particolare per quanto riguarda gli infortuni muscolari. La richiesta dei tecnici di una elevata intensità durante gli allenamenti porta ugualmente a un’elevata incidenza. Un altro fattore è l’età. Soprattutto per le squadre di vertice italiane abbiamo una media di età particolarmente elevata e un giocatore di 30, 32 anni ha più probabilità di infortunarsi, oltre a metterci un po’ più tempo poi a recuperare rispetto a un ventenne. Rispetto alle squadre inglesi o alle squadre tedesche abbiamo una media d’età un po’ più alta nelle squadre che giocano le coppe. All’estero, poi, fanno il vero turnover, sfruttano appieno l’intera rosa. Il nostro è un campionato fortemente dispendioso anche perché si cerca sempre di far giocare i migliori, anche per evitare polemiche per le esclusioni eccellenti. Cercano tutti di far giocare sempre i migliori”.

    Per quanto riguarda l’Inter, in particolare, fra le cause dell’alto numero di infortuni c’è chi ha indicato il cambio di preparazione fra Mourinho, che privilegiava gli allenamenti con il pallone, a Benitez, che è solito far lavorare le sue squadre più sull’aspetto atletico della preparazione.
    “In senso generale, quando cambia l’allenatore, è da mettere in conto la possibilità di andare incontro a degli infortuni. Questa è una statistica. La stessa cosa si può dire quando l’allenatore rimane e cambiano molti giocatori, che si devono adattare a nuove metodologie. Per quanto riguarda il discorso specifico dell’Inter bisognerebbe essere lì, e guardare le tabelle di allenamento. Un fattore che è troppo spesso sottovalutato è la preparazione estiva. Proprio l’Inter quest’anno ha fatto una trasferta negli Stati Uniti, ha fatto diverse gare negli Stati Uniti e non ha avuto il tempo per prepararsi e rigenerarsi per un certo periodo tutti insieme nello stesso luogo. Inoltre c’è stato il Mondiale e molti giocatori sono arrivati a preparazione finita, e questo vale per tutte le squadre che avevano giocatori impegnati in Sudafrica”.

    Cosa pensa, infine, dei casi Drogba e Sneijder?
    “Il caso di Drogba può aver destato sensazionalità nell’oponione pubblica, ma non mi ha sorpreso. Già quando ero all’Inter avevamo dei giocatori africani, nigeriano in particolare, che quando andavano in vacanza piotevano tornare avendo contratto una nuova forma malaria, di cui esistono tantissimi tipi. Uno giocatore che ha avuto problemi di questo tipo è stato, ad esempio, Taribo West. Per quello che riguarda Sneijder credo che si tratti semplicemente di uno stress da lavoro. L’olandese, poveretto, ha fatto la stagione che ha fatto nel 2009-10, poi ha fatto un gran Mondiale arrivando fino in finale, poi si sposato avendo un altro, per carità, bellissimo stress. Quindi è normale che abbia accusato una sensazione di stanchezza. L’anemia che lui ha citato dovrebbe essere certificata da un medico, ma ogni sportivo tende un pochettino a diventare anemico, perché c’è un logorio, è normale”.


  2. Carlo Vittori: Troppi infortuni nel calcio?

    11 novembre 2010 by Emiliano Adinolfi

     

    L’Italia è all’anno zero nella preparazione atletica nel calcio, l’unico che ha capito come ci si allena è Josè Mourinho e Pippo Inzaghi continua a stupire a 37 anni a causa della sua «biologia giovanile». Questa l’analisi di Carlo Vittori, storico preparatore di Pietro Mennea e Roberto Baggio, sui tanti infortunati del campionato di calcio . «Purtroppo – spiega intervenendo in un convegno – si sono seguite delle vie sbagliate, e in Italia hanno fatto diventare l’allenamento una attività routinaria, ripetitiva, da impiegati del catasto o da funzionari di un ministero, con tutto il rispetto per le categorie». Secondo Vittori è questo il «peccato originale alla base dei numerosi infortuni» in Italia. «Quando un’atleta ha la mente offuscata dal tedio di un allenamento sistematicizzato, pieno di schemi e ripetizioni, succede che quando va a giocare con il sistema nervoso frastornato si fa male perchè non ha più il controllo sulla sua muscolatura. Le attività fisiche non sono più sostenute da un’attività ormonale che li rende naturali. Perciò uno che fa le cose per forza alla fine si fa male». La base di tutto starebbe «nell’aver travisato il concetto di allenamento. Il calcio è una disciplina basata sull’abilità che ha bisogno di mettere la parte fisica a servizio della creatività, della particolare destrezza tipica del calciatore». «In Italia siamo all’anno zero – accusa – Da noi c’è l’idea che il calciatore deve allenarsi perchè è un professionista come se l’allenamento fosse quella specie di paravento per tutte le boiate che si fanno durante la preparazione atletica. In Italia si lavora secondo un concetto contrario alla biofiosiologia umana: se due atleti stanno calando di condizione gli si fa riprendere subito la preparazione, ma questa è follia pura. Così succede che riprendono la preparazione e alla prima partita si rifanno male. Qui il gioco del calcio è talmente distorto che a volte il miglior allenamento diventa quello che non si fa». «È possibile impostare una preparazione di 60 giorni – il suo consiglio -, rispettando anche tutti i sabati e le domeniche, ma una volta riempito il serbatoio, durante il periodo agonistico, non bisogna più aggredire l’atleta con una preparazione fisica, ma farlo giocare con il pallone. Beato Mourinho, è l’unico che ha capito che questa è la strada giusta. L’efficienza di un calciatore non viene meno perchè è allenato poco, ma perchè il sistema nervoso centrale è stanco e deve riposare». «I nostri preparatori – insiste – non sanno cosa sia il sistema nervoso scarico. Noi alleniamo gli ormoni, ma gli ormoni vengono mossi da motivazioni psichiche forti che sono all’interno del sistema nervoso centrale. Sono le emozioni che danno la lucidità, la freschezza mentale e le motivazioni per scattare dietro al pallone come una vipera. Pensiamo ai panchinari – conclude Vittori – che hanno il fuoco dentro e bruciano il legno della panchina da tante motivazioni hanno in corpo.

    Stagione 2010/2011

    E’ record: 9 giornate disputate, 90 match giocati e già 77 infortunati, senza contare coloro che dall’infermeria ci sono passati, ma l’hanno già abbandonata, i 13 squalificati e i ‘fuori rosa’, capeggiati da Antonio Cassano. Regina del ‘chiuso per malattia’ è, manco a dirlo, la Juventus:  11 assenti, tra cui due portieri e addirittura sei difensori. E proprio il reparto arretrato, in generale, risulta essere quello più colpito con 29 defezioni.

    Segue a ruota il centrocampo con 24 elementi e l’attacco con 18. Da non sottovalutare il dato riguardante i portieri: 6. Ciò vuol dire che quasi una squadra su tre è costretta a fare a meno dell’estremo difensore titolare: anche in questo caso, la ‘Vecchia Signora’ domina con Buffon e Manninger entrambi fuori causa. Da segnalare, poi, le squadre private di un reparto intero: l’Inter non ha praticamente centrocampo (fuori Cambiasso, Stankovic, Muntari e Mariga), mentre Giampaolo è chiamato a fare i salti mortali per schierare un Catania competitivo in difesa (assentiTerlizzi, Augustyn, Spolli e Capuano). Che dire, allora, dell’attacco del Genoa, privo di Rudolf,Palacio, Sculli e Palladino?