1. Esercizi propriocettivi nello sport

    19 luglio 2011 by Emiliano Adinolfi
    Nella  pratica  sportiva gli  esercizi  propriocettivi  devono  essere
    svolti,  soprattutto,  da  tutti  gli  atleti  che  praticano  un’attività
    sportiva nella quale il salto è una componente primaria ( pallavolo,
    pallacanestro,  calcio,  pallamano,  ecc.).  Nella  ricaduta  infatti,
    quando  il piede è appoggiato al  suolo dopo una  fase più o meno
    lunga di volo, deve sopportare e contrastare tutte quelle forze che
    il corpo ha acquistato prima e durante il volo stesso,
    quindi  mantenendo  una  perfetta  stabilità  in  tutta  la  fase  di
    ammortizzazione.In  genere  quando  un  atleta  compie  un  salto,  e
    non è contrastato in volo da nessuna forza esterna, può prevedere
    il  punto  di  caduta  avendo  una  notevole  facilità  nel  controllare,
    seppur inconsciamente, l’appoggio del piede al suolo.
    Se  invece,  durante  il  salto,  l’atleta  riceve  un  urto,  può  essere
    costretto  a  scomporsi  in  volo modificando  la  traiettoria  del  suo
    baricentro,  cosa  che  rende  incontrollata  la  ricaduta  ed  il
    conseguente appoggio sul terreno. Per ridurre i rischi di incidenti,
    è importante che ogni arto abbia un’attività posturale stabile anche
    durante  la  fasi  di  ammortizzazione  senza  che  si  possano  creare
    scompensi e quindi perdita del controllo motorio.
    Lo scopo delle esercitazioni propriocettive preventive deve essere
    quello  di  rendere  più  rapido  ed  automatico  il  controllo  della
    muscolatura  in  considerazione  del  fatto  che  durante  il  gioco  si
    possono sviluppare azioni imprevedibili e talvolta violente.
    Gli esercizi propriocettivi di prevenzione, basati sulla progressiva
    capacità  di  resistere  agli  squilibri,  danno  la  possibilità  di  un
    appoggio del piede sempre corretto, stimolando la muscolatura in
    modo  da  evitare  delle  contrazioni  isolate,  sollecitando  gruppi  o
    combinazioni di gruppi muscolari. La ripetizione dell’esercizio fa
    acquisire sicurezza, rapidità e precisione al gesto.
    Ovviamente,  tale  forma  di  allenamento  è  particolarmente
    importante per  soggetti predisposti a  traumi distorsivi  (caviglia e
    ginocchio) e come azione preventiva per quelle fasi di gioco in cui
    la stanchezza fisica compare in maniera rilevante.

  2. Mobilità Articolare Calcio

    4 luglio 2011 by Emiliano Adinolfi

    La mobilità articolare è la capacità di utilizzare la massima escursione articolare possibile, nei limiti fisiologicamente imposti dalle articolazioni, dai muscoli e dalle strutture tendinee. Pertanto, permette di compiere movimenti ampi, ma ha come caratteristica quella di peggiorare se non viene allenata in modo costante. Occorre sottolineare che influenza i movimenti di qualsiasi disciplina, non solo dal punto di vista armonico e coordinativo, ma anche in relazione all’espressione della potenza del movimento, quindi della forza e della velocità di esecuzione. Per questo motivo, molti autori inseriscono questa capacità in una posizione intermedia tra le capacità condizionali (forza, velocità e resistenza) e quelle coordinative.

    Il fattore principale di limitazione della mobilità articolare è costituito dalla struttura dell’articolazione stessa, cioè dal rapporto di contatto dei segmenti ossei dell’articolazione interessata.

    Questo rapporto ha scarsa possibilità di essere modificato, mentre gli altri fattori che la influenzano sono controllabili e allenabili; fattori quali:

    • il grado di estensibilità della struttura tendinea, dei legamenti e quello muscolare;

    • la temperatura ambientale in cui si trova l’atleta;

    • il riscaldamento più o meno efficace.

    Da allenare sempre

    Spesso si confonde la mobilità con altre caratteristiche come l’elasticità, dimenticando che quest’ultima è la capacità di utilizzare energia elastica derivante da contrazioni di allungamento-accorciamento eseguite velocemente. Essendo una componente essenziale per la realizzazione dei movimenti, deve essere tenuta in grande considerazione. La mobilità è dunque una capacità che deve essere migliorata in ogni seduta e mantenuta a livelli ottimali in ogni fascia di età, a prescindere dalla categoria. Il mantenimento di buoni parametri passa attraverso l’esecuzione di movimenti di grande estensione, eseguiti spesso senza l’utilizzo della palla proprio per ricercare l’ampiezza.

    Il fatto di svolgerli senza l’attrezzo del calciatore, vale a dire la palla, può causare una sorta di monotonia, poiché le proposte sono spesso simili. Per questo motivo, può essere utile l’acquisto – si tratta di una spesa minima, bastano pochi euro – di un rotolo di nastro segnaletico,con il quale creare dei percorsi di mobilità ed eventuale rapidità da inserire in ogni momento e con varie finalità. Il nastro, dunque, legato ai classici paletti, può trasformarsi in ostacoli di varie altezze e lunghezze, permettendo l’esecuzione di movimenti di grand’ampiezza e soprattutto è semplice creare circuiti sempre nuovi e a costo zero.

    Quando inserirli

    La mobilità deve essere obbligatoriamente allenata nella fase di riscaldamento. I benefici della “messa in azione” sono molteplici e riconosciuti da tutti. Grazie a questa fase, i sistemi enzimatici importanti per il metabolismo nel muscolo riscaldato sono più attivi e tutti i processi chimici si svolgono più rapidamente. Le qualità meccaniche della muscolatura e dei tendini migliorano con l’aumento di temperatura dovuto all’esecuzione del movimento. Vi è un incremento dell’elasticità, della capacità d’allungamento e di quella di rilassamento e di contrazione. Attraverso questa fase iniziale, è più elevato il volume ematico, che aumenta l’irrorazione sanguigna dei tessuti impegnati nel movimento.

    Le articolazioni migliorano il contenuto di fluidi favorendo i movimenti e prevenendo problematiche muscolari. L’esecuzione di movimenti di grande ampiezza combatte l’accorciamento della muscolatura che, oltre ad aumentare la possibilità d’infortuni muscolari, riduce lo sviluppo della forza dei muscoli antagonisti. Si favorisce, dunque, l’ampiezza di movimento dei muscoli agonisti limitando al minimo la trazione esercitata dalla muscolatura antagonista, solitamente poco estensibile. Questi esercizi possono essere inseriti, inoltre, durante le pause di recupero e durante le esercitazioni di forza o quelle più intense.

    Quali movimenti?

    Quelli da compiere sono di escursione articolare sul piano frontale e sagittale, vale a dire sia anteriormente e posteriormente, sia lateralmente. L’obiettivo, pertanto, è quello di dare ampiezza e armonia, soprattutto ai movimenti delle articolazioni degli arti inferiori in modo da conservare o restituire alle articolazioni e alla muscolatura la piena funzionalità.

    Accorgimenti

    Occorre procedere nell’esecuzione dei movimenti in modo graduale e progressivo, onde evitare piccole problematiche muscolari. Cercate di mantenere il tronco in posizione eretta durante i movimenti degli arti inferiori. In questo modo si sfrutta appieno l’escursione articolare della zona interessata.

    Roberto De Bellis – Preparatore Atletico www.ilnuovocalcio.it