L’amore per lo sport scorre nelle sue vene da quando era in fasce.
Suo padre Domenico fu Campione Europeo dei mediomassimi e poi Campione Italiano nei massimi a metà degli anni ’70.
Per gli appassionati della noble art era il “Clown del Ring”, forse per il suo modo un po’ irridente di giocare con gli avversari prima di mandarli al tappeto.
Lui, Emiliano, ha scelto una disciplina sportiva diversa, ma dal padre ha subito compreso i valori dell’agonismo ed ora cerca di trasmetterli ai suoi ragazzi.
Peraltro, quando a trent’anni ti affidano la panchina della squadra della tua città, i casi sono due: o non ci sono percorsi alternativi, o hanno davvero una fiducia smisurata nelle tue capacità.
Ad Emiliano Adinolfi la famiglia Lucchetti ha sempre voluto bene e all’indomani della chiusura del rapporto con l’esperto Loreto Carlini la dirigenza ceccanese non ha avuto dubbi di sorta, puntando le sue fiches su un ragazzo dal buon curriculum come calciatore, ma ancora digiuno di esperienze con la gestione tecnica di una prima squadra.
“All’inizio un po’ di scotto l’ho inevitabilmente pagato, però alla fine i risultati ci hanno premiato, avendo chiuso al settimo posto con un buon bottino di reti all’attivo e, soprattutto, la grande soddisfazione di aver utilizzato ben 21 giocatori in età di lega durante il torneo.
Merito della grande collaborazione instaurata con il responsabile del nostro settore giovanile, Farinelli, con il quale abbiamo impostato un lavoro a lungo termine, decidendo di far giocare la nostra Juniores un anno sotto età con lo scopo di rodare al meglio i ragazzi e dando ai ‘94 ed ai ‘95 la possibilità di essere invece protagonisti con la prima squadra”.
Ex calciatore di buon livello, Adinolfi ha appeso presto gli scarpini al chiodo, ma questo non gli ha impedito di togliersi delle buone soddisfazioni.
“Ho vestito le maglie di Sambenedettese e Grottammare prima di tornare nel Lazio, dove ho fatto parte della rosa del Ferentino che nel 2004 vinse il campionato di Eccellenza”.
Una squadra formidabile, guidata in panchina da Giovanni Ferraro nelle vesti di player-manager, se la memoria non mi fa difetto.
“Esatto, conservo un bellissimo ricordo di quella stagione, così come del mister, un vero professionista da cui ho cercato di apprendere qualche segreto.
Già allora sognavo di diventare allenatore”.
Ha tratto ispirazione anche da altri?
“Sicuramente da mister Roberto Beni, attualmente secondo di Colantuono a Bergamo, che fu mio tecnico a Grottammare”.
Lei ha una cura quasi maniacale nei confronti delle metodologie di lavoro e studia con particolare attenzione quelle degli allenatori che vanno per la maggiore.
A suo avviso, è possibile rapportarle a campionati che sono pur sempre dilettantistici?
“Ovviamente vanno fatte le debite differenze.
Tra i dilettanti credo sia fondamentale l’aspetto motivazionale.
Io cerco di interagire con la mia squadra attraverso colloqui singoli e di gruppo.
Con ognuno dei ragazzi cerco di stabilire un rapporto franco e diretto.
Dobbiamo metterci in una condizione di fiducia reciproca”.
Lei possiede un blog dove spicca la celebre immagine dell’Uomo Vitruviano leonardesco.
Perché questa scelta?
“È un simbolo del modo che ho di rapportarmi alla mia professione.
Da laureato in Scienze Motorie mi hanno insegnato che il corpo deve essere sempre perfettamente armonizzato alla mente per svolgere al meglio la propria funzione ed a questa linea di pensiero cerco costantemente di rifarmi”.
Il Ceccano è nelle condizioni di migliorare il risultato dell’anno passato?
“Sarà difficile, ma ci proveremo.
A differenza della scorsa stagione, abbiamo una rosa ancor più giovane e dotata soltanto di 6/7 senior.
La società ci ha chiesto di raggiungere prima possibile la salvezza e questo rimane il nostro reale obiettivo.
Se poi verrà qualcosa in più, sarà un’ulteriore soddisfazione per tutti noi”.
Chi è il leader di questa nidiata di giovani talenti rossoblu?
“Citare uno dei calciatori più esperti sarebbe banale.
Io, invece, punto su Sanna che, nonostante abbia soltanto diciotto anni, ha già dimostrato di avere la personalità giusta oltre alle doti tecniche, finendo sul taccuino di squadre di categoria superiore.
Sentirete presto parlare di lui”.
Di chi dovremo parlare invece in ottica-successo finale nel Girone B di Eccellenza?
“Credo che il Morolo, che ci ha battuti all’esordio stagionale tra le mura amiche, sia senza dubbio la candidata numero uno al successo finale.
Alle sue spalle direi Monterotondo Lupa e Terracina”.
Di Andrea Dirix – dirix.andrea@libero.it
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