TATTICA e SUBBUTEO
Il suo segreto è poggiato su un panno verde. Bello stirato, con le righe del campo ben delineate compresa quella della linea di tiro, il tessuto in stoffa (prima dell’avvento dell’astropitch) adagiato con le puntine su un tavolo di compensato, con tanto di porte, squadre, arbitri e bandierine. Magari anche il recinto verde e il tabellone in finto legno. Proprio come i più “avvelenati” appassionati. E’ il 1974 e un ragazzino francese di origini andaluse chiamato Rudi, in onore di un ciclista tedesco dell’epoca (il biondo Rudi Altig), passa pomeriggi interi a giocare con il suo passatempo preferito nella sua casa di Nemours, vicino all’Ile de France. Papà Josè fa il giocatore di professione e lui, Rudi, dieci anni appena, si diverte con il Subbuteo, il calcio da tavolo che in quegli anni era considerato – per un amante del pallone – il “Gioco” per quella capacità di sviluppare la fantasia e la strategia muovendo quei giocatori a punta di dito. Stava iniziando a stregare una intera generazione e Rudi era uno di quei ragazzi che sfruttavano ogni momento per mettersi intorno a quel tavolo. Si diverte a prendere le squadre, inventare schemi, tattiche, un po’ come facevano all’epoca Stanley Matthews e Nat Lofthouse e successivamente Bobby Charlton e Kevin Keegan, stelle del calcio inglese chiamati a promuovere quel gioco inventato da un ornitologo appassionato di calcio, Peter Adolph. Numerose formazioni inglesi di calcio utilizzavano il Subbuteo per studiare le tattiche di gioco, al posto delle vecchie lavagne e Rudi, prima ancora che si avventurasse in una breve carriera da calciatore nel Lilla e poi nel Caen, faceva lo stesso. «Mi piaceva starlo a guardare quando provava le sue prime tattiche con il Subbuteo, era uno spettacolo”. A parlare è Sandrine, la sorella di Rudi Garcia, classe ’64, attuale allenatore della Roma, il tecnico vincitore di uno scudetto con il Lille due anni fa e che adesso è in testa alla classifica di serie A. Intervistata dal quotidiano francese Le Parisen, la sorella ha svelato il segreto del successo del fratello, considerato un maniaco della tattica e del gioco, che schiera le sue squadre quasi sempre con il 4-3-3. Il suo gioco, prettamente offensivo, prevede possesso palla e fraseggio corto, vuole che i suoi giocatori effettuino un pressing alto, per recuperare rapidamente il pallone, per poi verticalizzarlo. La sua difesa ideale è composta da un centrale fisicamente prestante e un altro che sia bravo ad impostare il gioco, mentre i suoi terzini devono garantire un certo contributo in fase d’attacco. Tutto questo ha iniziato a sperimentarlo attraverso quel gioco da tavolo per svilupparlo sul campo, una volta appesi gli scarpini al chiodo, iniziando nel 1998 la carriera di allenatore come preparatore atletico nel Saint-Étienne, ruolo che ha ricoperto per due stagioni prima di diventare il tattico della squadra, ossia colui che studia le strategie degli avversari.