Il tecnico originario di Ceccano ha lasciato dopo aver ottenuto un decimo posto che assume ancor maggior pregio, se si considera che al momento del suo insediamento in panchina, la formazione gialloblu navigava in acque assai perigliose.
“Sapevo che la mia missione era portare in salvo la squadra e, considerando che a novembre eravamo diciassettesimi e che nel girone di ritorno abbiamo raccolto qualcosa come trentasei punti, credo di averla portata a termine – esordisce in tono tranquillo ai nostri microfoni l’allenatore – Questo era un torneo molto equilibrato e non a caso sono arrivate retrocessioni di piazze importanti come Roccasecca, Formia e Colleferro.
Per il resto, anche con il Roccasecca l’anno prima ci eravamo salutati all’indomani della salvezza, quindi non intendo aprire alcuna polemica nei confronti dell’Arce, che peraltro ringrazio per l’opportunità, come ringrazio tutti coloro che hanno collaborato con me.
Ieri ho anche avuto modo di sentire capitan Lillo che, facendosi portavoce della squadra, mi ha chiamato per salutarmi.
Dico ovviamente grazie anche lui ed a tutti i calciatori”.
Da quando si è dedicato alle prime squadre, Adinolfi ha condotto alla salvezza Ceccano, Morolo, Roccasecca ed Arce.
Di fatto, ha lasciato la sua impronta in quasi tutte le realtà della provincia ciociara.
“Ma io non avrei problemi ad allenare anche altrove – sorride l’allenatore – In effetti, non sono mancati contatti con club romani e pontini, ma poi i discorsi non si sono concretizzati.
In futuro sono aperto a qualsiasi possibilità, non ne faccio una questione di categoria, nè di collocazione geografica, a patto che sussistano i presupposti.
Ad eccezione di quest’anno, ho sempre avuto modo di lavorare fin dalla preparazione su una squadra, ma sono ben consapevole che nel calcio può capitare qualunque cosa.
Guarda quanti allenatori bravi subentrano in corsa.
D’altronde, se il budget di una società è quello, non si possono fare miracoli…”.
Resta però la sensazione che taluni tecnici vengano chiamati solo quando c’è da raggiungere la salvezza, mentre altri ottengano più facilmente l’opportunità di guidare squadre più competitive.
“Cosa vuoi che ti dica, penso sia desiderio di tutti fare campionati da vertice – glissa Adinolfi – Ormai so come vanno le cose nel nostro calcio.
Viaggio verso le 250 panchine in Eccellenza e certi meccanismi li conosco come il giardino di casa mia.
Chi è pratico del nostro ambiente sa che certi allenatori vengono ingaggiati per raggiungere un certo tipo di obiettivo ed altri per conquistare traguardi diversi…”.
L’ultimo Girone B di Eccellenza laziale ha celebrato il successo del Città di Anagni, che con merito ha chiuso davanti al favoritissimo Pomezia.
“Vanno fatti i complimenti ai biancorossi ed a mister Gerli – riflette il tecnico – Per me il loro successo non ha rappresentato una sorpresa in senso assoluto, già ai nastri di partenza mi sembrava che disponessero di un organico importante.
Il Pomezia aveva in squadra dei mostri sacri come Panella, Tajarol e Gamboni, ma non sempre vincono i nomi.
Resta inteso che il giorno in cui li battemmo in casa loro, fummo artefici di una grandissima prestazione”.
Soddisfazioni e traguardi che hanno arricchito negli anni le competenze di un allenatore giovane, ma che ha già avuto modo di farsi apprezzare nel nostro ambiente.
“Rispetto agli inizi, sento di essere cresciuto nella gestione dello spogliatoio – chiosa Adinolfi – Io credo che, specie tra i dilettanti, sia di fondamentale importanza non solo pianificare una stagione e conoscere bene il valore delle squadre che affronterai, ma anche riuscire a toccare le corde giuste del gruppo a tua disposizione con la dovuta umiltà.
Fonte Sport in Oro Andrea Dirix